Elizabeth

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Part of the following chapter Il teatro #4

Credevo di aver compreso la natura di quest'isola. Ma come Icaro prima di me, mi sono spinto troppo vicino al sole. Elizabeth ha recitato in maniera impeccabile. Ogni battuta era carica di emozione... ma quando è arrivato il momento della decapitazione, ha esitato. Ha chiamato il mio nome, ha supplicato, ma nella mia tracotante stoltezza ho ordinato a Bancroft di calare la scure. Si è dissolta in polvere, non ha fatto ritorno... Ma ha brillato di un'energia mai vista prima. Dal cielo la sua voce ha gridato a me per dirmi che uomo orribile io fossi e che mi avrebbe perseguitato per l'eternità. Poi la mia amata musa è scomparsa. Alcott e Bancroft se ne sono andati, sono fuggiti mentre piangevo sul palco. Blythe ha iniziato a marcire e temo che possa liberarsi dalle catene in qualsiasi momento. Ogni notte sono tormentato da visioni di Elizabeth, che incombe sul mio letto per punire le mie colpe. Al calar del sole, posso udire la sua voce gemere da oltre le mura. Ora non desidero altro che la morte, ma non giunge mai. Ogni volta che provo, sento qualcosa di scellerato che sgorga dentro di me... Oh, che sciocco sono stato! Che sciocco presuntuoso, superficiale, insensato e insopportabile. Conoscevo la loro sofferenza, ma non me ne sono curato. Quale maledizione è quest'isola! Sia maledetto il destino che mi ha condotto qui! Se solo avessi compreso il loro dolore! Se solo me ne fossi curato. - William Eastburn